Lolita

Torna nelle librerie inglesi uno dei libri più controversi del secolo scorso, Lolita di Vladimir Nabokov, in una prima edizione illustrata uscita per la casa editrice The Folio Society con il titolo Lo. Lee. Ta, che richiama la fonetica usata da Humbert Humbert nell’incipit: «Lolita, light of my life, fire of my loins. My sin, my soul. Lo-lee-ta».

Lo-lee-ta. Un suono che nella bocca di Humbert evoca il desiderio peccaminoso che ha reso il classico di Nabokov un libro scomodo fin da prima che venisse pubblicato nel 1955 da una casa editrice erotica parigina, l’Olympia Press. Furono quattro gli editori americani a cui Nabokov presentò il suo Lolita, e tutti ne rimasero scandalizzati; in fondo l’autore si trovava davanti a una società benpensante a cui «il termine “pornografia” suggerisce subito l’idea di mediocrità, del lucro e di certe ferree regole narrative. L’oscenità deve accoppiarsi con la banalità». Nulla di più lontano dalle intenzioni del russo, che, anzi con uno stile pulito ma originale riesce a fare della pornografia, della pedofilia, un tema di letteratura.

Oggi, dopo numerose traduzione e nuove edizioni pubblicate in tutto il mondo, ritroviamo la giovane Lolita dipinta dall’artista cileno Federico Infante che ha accolto la sfida entusiasta: «Mi auguro che le immagini siano in grado di evocare l’atmosfera che ho percepito leggendo il romanzo, e un po’ di quella sensibilità e introspezione che Nabokov dona ai suoi personaggi».

Sono otto gli artworks contenuti nel libro, otto pagine in cui emerge la purezza, la passione e l’oscurità. Di seguito un breve assaggio.