La casa è il racconto di chi sei. Quella casa che cambia, si plasma, si evolve con te. La casa dove – a volte – “rastrelli” internamente ciò che non ti serve oppure la carichi smisuratamente di oggetti e significati, ne modifichi i colori, ne sviluppi i dettagli.

E’ il gioco-serio dell’essere interior designer, dell’architetto. Un lavoro di incontro e di ascolto – con il fruitore dell’abitazione – di confronto, di scambio a volte di scontro. Elementi complessi e delicati di una professione – che entra in sintonia, e con tatto, con il gusto del padrone di casa – e che ci racconta, spiega, e chiarisce Paola Marella in un quadro globale del sistema “interior” che l’architetto, agente immobiliare più famoso d’Italia e conduttrice televisiva – è appena partito su Real Time il suo nuovo programma Changing Rooms – conosce perfettamente. L’ho incontrata questa settimana per Focus On.

Sig.ra Marella, nella moda si dice che un personaggio è un’icona di stile o ha stile. Nelle case invece quando secondo lei una casa ha stile? O è arredata con stile? Una casa ha stile quando si sente la personalità di chi la vive e di chi l’ha realizzata. Poi invece possono esserci delle case bellissime, che però sono “solo” puro esercizio di stile di un architetto.

(ph: Courtesy of Real Time - photo by Tita Frigerio)
(ph: Courtesy of Real Time – photo by Tita Frigerio)

Come si evita l’effetto “casa museo” che molte abitazioni – seppur bellissime hanno – e dove hai quasi però paura di muoverti per non rovinare quell’arredamento così perfetto – quasi una vetrina – che non a tutti mette a proprio agio? A volte succede di vedere delle case perfette dove davvero non c’è nulla di fuori posto, tutto secondo uno stile, dove hai la sensazione di dover stare attento a quello che tocchi, altrimenti si rovina l’insieme. Poi invece ci sono le case-museo che sono quelle case che io intendo “straripanti” di oggetti, di cose raccolte nel tempo. In queste case non tocchi nulla per paura che si rompa qualcosa. Queste sono le case che io non amo in maniera particolare. Nell’arredamento è necessario un equilibrio: una casa con oggetti belli, ma non stracolma. Noi italiani siamo degli accumulatori seriali, per cui tendiamo ad accumulare nel tempo. Secondo me ci sono dei giusti “mix”: va bene il ricordo, ma non troppo, va bene conservare, ma non troppo. Bisognerebbe trovare le giuste proporzioni.

Qual è lo stile di Paola Marella nel progettare e arredare una casa? Che cosa cerca di trasmettere al suo cliente? Quello che faccio è cercare di cogliere l’esistente, ovvero tutto quello che di buono esiste. Faccio un lavoro di restyling. Tutto quello che può essere “salvato” tendo a recuperarlo, rispettando l’ordine – che è la prima cosa – e giocando con i colori (basta sceglierne un paio) per dare personalità e forza alle stanze.
Poi ci sono gli oggetti. Saper scegliere luci, quadri e altri componenti di arredo è un fattore molto importante. Sono elementi che raccontano molto della storia delle persone, ma allo stesso tempo possono (e devono) fungere da arredo. QuestAa combinazione di aspetti materializza un risultato finale che è la giusta convivenza tra il mio gusto e quello del padrone di casa.

(ph: Courtesy of Real Time - photo by Tita Frigerio)
(ph: Courtesy of Real Time – photo by Tita Frigerio)

Che ruolo hanno la luce e i colori in un’abitazione? Un ruolo importantissimo. La scelta dei colori è condizionata anche dalla luce naturale nelle stanze. Meno luce naturale entra e più è difficile scegliere tonalità scure. La luce è fondamentale, ma molto dipende dall’ubicazione della casa. La soluzione è ovviare con luci artificiali che possono essere sia funzionali – dando la giusta illuminazione alla stanza – ma essere anche preziosi complementi d’arredo.

E’ meglio optare per uno o due colori forti e decisi oppure per le tonalità pastello, naturali? Le tonalità pastello tendo ad escluderle perché rendono difficile la scelta dell’arredamento. Tendo a scegliere colori – un po’ più polverosi, chiamiamoli così – perché fanno più gioco con le varie tipologie di arredo. Il discorso cambia se la casa ha uno stile “shabby chic”, anche se devo confidarvi che perfino in questo caso opterei su tinte meno vivaci.

Come si concilia il suo gusto con quello del cliente che le chiede di occuparsi dell’arredamento della sua casa? Il mio gusto è il mio gusto, ovviamente esiste, per cui viene fuori, ma non bisogna essere troppo rigidi ed è assolutamente necessario ascoltare e interpretare i gusti dei clienti, tenendo conto che bisogna rispettare gli ambienti della casa, studiando soluzioni per gestire particolari vincoli d’arredo, come possono essere porte e finestre. La scelta giusta è plasmare il tuo stile con quello del padrone di casa.

Che cosa secondo lei caratterizza il gusto degli italiani – in fatto di arredamento – rispetto per esempio agli inglesi o ai francesi? L’italiano è un accumulatore, quindi di base conserva tutto. Gli inglesi e i francesi sono più portati invece al cambiamento. Di base statisticamente gli europei – soprattutto i nordeuropei – cambiano casa magari sette/otto volte nell’arco di una vita, mentre l’italiano mediamente solo due o tre volte. Un aspetto che fa capire come in Italia si abbia un concetto di casa totalmente diverso da quello che hanno francesi e inglesi, che in questo senso vivono gli spazi con più leggerezza.

(ph: Courtesy of Real Time - photo by Tita Frigerio)
(ph: Courtesy of Real Time – photo by Tita Frigerio)

In tempo di crisi come vede il futuro dell’arredo e del design? In tempo di crisi, si cambia meno facilmente casa. L’esigenza vera è modificare qualcosa all’interno, per cercare di rinnovarla senza cambiarla. Nell’arredamento, come nella moda, è possibile giocare su quello che vedi attorno, prendendo spunto da trasmissione tv o da magazine di settore. Provo grande soddisfazione quando sento di aver spinto una persona – che mi ha visto in televisione – ad andare spontaneamente a cercare soluzioni di arredo (non per forza grandi cose), ispirandoli alla ricerca di oggetti che rispettino sia il loro gusto, sia il loro budget. Poi se manca questo spunto, ci si può sempre affidare ad un architetto, ma senza dimenticare i giovani. Sanno fare cose bellissime e ad un prezzo inferiore rispetto a quello di un grande architetto. Un po’ come nella moda, dove i giovani designer costano meno del nome famoso.

Che rapporto ha con la moda, quali sono i suoi designer preferiti? Mi riaggancio alla domanda precedente. Penso ci siano tanti stilisti emergenti di straordinario talento che osservo con molta attenzione. In generale mi piacciono molto i tubini femminili, quindi penso a Dolce & Gabbana oppure a Chiara Boni. Poi impazzisco per le scarpe, ma li è tutta un’altra storia…

Ci racconta del suo nuovissimo programma – appena partito – su Real Time, Changing Rooms? Changing Rooms è un format di Endemol, andato in onda per tanti anni sulla BBC. E’ un format di grande successo all’estero. Si tratta di un “game” dove due coppie legate o da un vincolo di parentela o di amicizia, si scambiano per 48 ore la casa e scelgono una stanza da rivoluzionare all’interno della casa – con un badget di 1.000 Euro – senza che la coppia avversaria possa intervenire. I risultati non sono sempre scontati perché a volte si pensa automaticamente di conoscere il gusto delle persone a noi vicine. E’ molto divertente perché nella maggior parte dei casi il risultato sorprende tutti, dimostrando come due parenti o due amici, alla fine, non si conoscano affatto. A pensarci bene poi, è qualcosa di normalissimo. Quante persone all’interno di una famiglia si conoscono davvero? Io personalmente farei rivoluzionare casa mia solo a due persone

Che cosa fa Paola Marella per rilassarsi? Amo molto viaggiare, quando posso, e quando ho tempo… ultimamente molto poco. Mi rilassa molto il mare, il relax senza avere orari… Mi piace molto leggere. Amo molto i gialli, quelli un po’ intricati, spionaggio, ma quando parto per le vacanze porto con me varie tipologie di libri.