Jongmin Baek Progetto MFD 2009 in
collaborazione con Eastpak

In che modo vi rapportate con il “genio”? La scuola non può fare altro che operare da talent scout, ma non può infondere il genio. Aiutiamo lo studente a trovare una modalità espressiva coerente con il proprio talento poiché riteniamo sbagliato pensare sempre alla moda come ad una categoria univoca, in cui esiste un solo sbocco professionale , una sola tipologia diprodotto.

Qual è l’offerta formativa di Domus Academy? Per quanto attiene al dipartimento moda ci sono due corsi. Un corso in Fashion Design, che inizia a gennaio e finisce a dicembre, e un corso in Accessories Design, che dall’anno prossimo sarà gestito in collaborazione con Ars Sutoria, una delle scuole più antiche e prestigiose  dal punto di vista tecnico della pelletteria, che ci aiuterà a scoprire gli aspetti più tecnologici di questo mondo. I primi tre mesi gli studenti di entrambi i corsi lavorano insieme su tre progetti di gruppo. I corsi sono a tempo pieno, dalle nove di mattina alle sei di sera, con un’ora di intervallo. Durante i primi mesi ci sono molti corsi di psicologia dell’abbigliamento, antropologia, sociologia e trend previsionali, marketing e management, arte contemporanea (radice fondamentale dal punto di vista culturale), per dare uno zoccolo duro di concept agli studenti. Il primo progetto comincia subito il giorno dopo il loro arrivo, cominciando immediatamente con un ritmo abbastanza sconvolgente, che molto spesso porta lo studente a lamentarsi della breve durata dei progetti al cospetto del materiale che devono presentare. Questo fa parte della filosofia di Domus Academy. D’altronde è un po’ come capita nello sport: se devi correre i 100 metri piani in pochissimi secondi, o corri tutti i giorni, oppure è meglio che lasci perdere. E in un settore come quello della moda dove oramai si lavora in continuativo e  bisogna essere in grado di produrre idee velocemente, è nostro dovere formare gli studenti a costruirsi un metodo ed un approccio che li aiuti ad essere produttivi nel mondo del lavoro. Dopo questi primi tre mesi gli studenti si dividono e inizia un processo assolutamente individuale. Gli studenti di moda lavorano su tre progetti legati a mondi completamente differenti per tipologia di prodotto, mentre gli studenti del corso di accessori

 

Alessia Xoccato Sfilata
Next Generation – Febbraio 2008

lavorano sui progetti legati a calzature, borse e gioielli, molto impegnativo dal punto di vista tecnico viste le varianti di prodotto trattate, supportate da tantissime lezioni di approfondimento tecnico e tecnologico con dei project leader e con delle aziende con cui collaboriamo. A seguito dei tre progetti gli studenti continuano a seguire i corsi a tempo pieno, vanno alle principali fiere, seguono le sfilate. Poi ci sono tutta una serie di convegni legati all’attualità del settore moda. L’anno scorso abbiamo organizzato un convegno in Triennale per dibattere sul tema di “Dove sta andando la Moda?” con la presenza di personaggi come Riccardo Grassi titolare di Studio Zeta, Antonio Berardi, Roberta Valentini di Penelope, Anna Dello Russo, Fashion Editor Vogue Japan, Michela Gattermayer direttore di Velvet, Antonella Antonelli direttore di Marie Claire, Antonio Mancinelli come moderatore, Carlo Rivetti il titolare di C.P. Company, Giovanni Bonotto titolare del Lanificio Bonotto, Giacomo Santucci, ecc.. Convegni a cui ovviamente partecipano anche gli studenti,a cui viene offerto un giusto punto di incontro con i professionisti del settore. Alla fine di Luglio c’è il processo di assegnazione delle tesi. In questa scelta lo studente è affiancato  dai project leader che l’hanno seguito, restando comunque totalmente libero nella scelta del suo percorso.  Questo avviene tramite colloqui a porte chiuse tra studente e staff dove si analizzano i progetti realizzati con le aziende. Quando parlo di progetti con le aziende non si tratta di consulenze nascoste, ma sono progetti improntati sempre al beneficio dello studente. I progetti si sviluppano tenendo presente qual è il tipo di prodotto dell’azienda, nell’analisi di chi è l’azienda, per inserire il lavoro dello studente in un sistema, che allo stesso tempo non deve limitare la loro creatività. Quindi c’è un processo creativo in cui i ragazzi devono lavorare con un approccio sperimentale, sul progetto ed essere in grado di portarlo sul terreno produttivo.  Questa è una sfida molto difficile che richiede una grande maturità da parte degli studenti.  Entrambi i corsi sono riconosciuti e validati  dalla University of Wales. Rispetto alle istituzioni straniere che non hanno una filiera moda sul territorio e, di conseguenza, producono a livello formativo progetti più visionari e immaginifici, noi cerchiamo di fare un doppio passaggio chiedendo agli studenti di affrontare creatività e produzione.

 

Margherita Abi-Hanna Progetto borsa
con Daniela Puppa – MAD 2009

Seguire il corso di Fashion Design in Domus Academy vuol dire diventare stilista, oppure ci sono opportunità più reali a cui uno studente può ambire? Il progettista è diventato un art director che deve avere molte più competenze, essendo in grado di seguire un progetto dall’inizio alla fine, dialogando con le varie “anime” dell’azienda. Le sfaccettature sono moltissime, a me è capitato molte volte di avere degli studenti che sono arrivati qui per diventare designer e nel tempo hanno cambiato carriera, magari lavorando nello stesso settore con incarichi differenti dallo stile ma altrettanto creativi e ricchi di soddisfazioni. In questo modo hanno scoperto autonomamente che erano interessati a fare altre cose. Sono processi che avvengono naturalmente e che noi nell’anno accademico spingiamo ad esplorare.

Vuole dire qualche cosa agli aspiranti studenti di moda? Di non aver paura perché credo che questo sia un settore che va affrontato solo se c’è una precondizione fondamentale: la passione. Anche il talento è secondario, perché si più diventare comunque degli ottimi professionisti. Se c’è la passione si possono spaccare le montagne e ho visto casi in cui è successo proprio questo. Quindi la paura no, la sfida sì!