Ha una sua forza e “anima” il cappello. A volte vezzo, altre impegno o rifugio, altre forse tutto assieme, questo accessorio può davvero stravolgere, abbellire, togliere ogni banalità. Che responsabilità per chi lo pensa, disegna, realizza.

E Federica Moretti, professione “hat designer” e classe 1983 – lo sa fare al meglio, così tanto bene che i suoi modelli, talvolta polifunzionali e davvero da collezionare, saranno presenti in 70 boutique nel mondo e stiamo parlando di top store quali Colette a Parigi, H.Lorenzo a Los Angeles, 10 Corso Como a Milano, Seoul e Shanghai…

Non convenzionalità, estro, personalità e originalità completano una creatività indiscussa, un business in crescita e una visibilità notevole che vede i modelli della Moretti in primo piano su magazine e celebrities. E’ lei la nuova generazione dei “cappellai estrosi” – il futuro (per chiarirci) dei Stephen Jones o dei Philip Treacy – e la ragazza corre… corre davvero, veloce e determinata e fa parlare di sé e – con un finger cross che butta lì quando mi racconta del suo lavoro – mantiene salda la sua priorità: lavorare bene e restare al top. L’ho incontrata questa settimana per Focus On.

Hai studiato fotografia e arti visive. Come hai deciso di indirizzare poi la tua strada – e con successo – raccontando/creando cappelli? E’ passato cosi tanto tempo che non mi ricordo neanche più. Ho iniziato prestissimo, avevo 22 anni! A quanto pare doveva essere questa la mia strada… casualmente mi sono avvicinata al cappello, mi ha appassionato e giorno dopo giorno mi ha cambiato la vita.

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Si dice che i cappelli, a differenza di un qualunque altro capo di abbigliamento non stiano bene proprio a tutti… Quindi che sia un capo diciamo “selettivo”? Ci sono addirittura alcuni personaggi, pensiamo per esempio alla stylist Isabella Blow, che del cappello ha fatto una delle caratteristiche del suo personaggio. Cosa ne pensi in merito? Ci sono talmente tante tipologie di cappelli che sfido chiunque a non trovarne neppure uno da indossare, senza sentirsi al centro dell’attenzione…. Ovvio non tutti possono uscire con acconciature a forma di Aragosta…

Da dove nasce la tua ispirazione stagione dopo stagione? E nello specifico quali sono le linee guida dell’ultima collezione? Cerco sempre di creare oggetti belli, che se indossati facciano stare bene le persone. Cerco di portare “felicità”! Cerco di dar vita al bello quotidiano! Forse è anche per questo che sono sempre più apprezzati. Dall’altra parte voglio sperimentare, ricercare nuove tecniche di lavorazione, far rivivere quelle antiche attualizzandole, cercare nella storia e farla rivivere! Se i principi sono buoni, la collezione è semplicissima da creare.

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Il cappello è più un vezzo o invece come per esempio succedeva negli anni 20, è un capo indispensabile del guardaroba? Credo che sia un capo indispensabile del guardaroba. Ci sono quelli “utili” e funzionali e quelli che invece aiutano l’ego.

E’ il cappello che segue l’acconciatura o accade esattamente il contrario? Dipende dal tipo di cappello e il perché lo indossi. Nella quotidianità credo che sia l’acconciatura a seguire il cappello. Se sono acconciature particolari o fatte per determinate occasioni si studiano ad hoc.

Come vivono il cappello gli americani, piuttosto che gli europei o gli orientali? Quali sono i paesi più “ricettivi” su questo accessorio? Sono distribuita soprattutto in Oriente, ma se l’accessorio è cool anche gli occidentali lo recepiscono bene !!! Quali sono i tuoi prossimi progetti? E in quale direzione sta andando Federica Moretti (per esempio aperture monomarca; nuovi paesi di espansione del marchio; incremento del fatturato)?
Stiamo crescendo….

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Le soddisfazioni sono state tante negli ultimi mesi. Saremo presenti in 70 boutique nel mondo. Tutte fantastiche tra cui Colette a Parigi, H.Lorenzo a Los Angeles, 10 Corso Como a Milano, Seoul e Shanghai… Per il momento la priorità è lavorare bene e restare al top. Finger cross

Hai collaborato con Mila Schon, Borsalino, Moschino. Come si concilia il tuo stile personale nella realizzazione di un cappello con invece quello degli stilisti che ti chiedono di collaborare con loro? Come si trova il giusto equilibrio? Ovvero quando devi dire stop al tuo stile e iniziare ad andare incontro alle esigenze stilistiche per la loro collezione? Nelle collaborazioni con stilisti spesso il mio stile non è presente, proprio perché deve rispecchiare il loro. Propongo, suggerisco, consiglio, ma sempre in base alle loro richieste, anche se non sempre condivido il design…

Mentre per Borsalino, essendo una maison di cappelli, credo che il mio intervento sia molto più visibile. Rispettando sempre le loro caratteristiche inserisco la mia visione del cappello, dell’accessorio. D’altra parte se mi hanno scelta, sanno cosa stanno “comprando” e ho molte più libertà.

Un giorno assieme ai cappelli riprenderai in mano anche la macchina fotografica? Perché no… mi piacerebbe tantissimo. Fortunatamente, non trovo mai il tempo per tornare in camera oscura!!!!!

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