Il secondo giorno di moda a Milano è già passato e le sfilate a questo giro sono state tantissime e tutte, più o meno, hanno raccontato qualcosa. Questo è quello che ho visto io.

Apre la seconda giornata di Milano Fashion Week Max Mara che per il prossimo autunno/inverno mette da parte la continua ricerca di provare a mandare in scena quello che non è, così in questo modo sceglie di portarci tutti dentro un racconto dell’Io del brand: il mitico cappotto che ha fatto la storia del brand è proposto e rivisitato in mille modi e colori diversi. Ogni look pensato per la prossima stagione fredda è un riassunto di chiarezza e poco coraggio nel vestire: monocolore, caldo, avvolgente, dritto, pieno, e di nuovo caldo. Tutto ruota intorno all’idea di dare prima comfort e poi glamour. Forse la collezione più vendibile del brand italiano. Bravi.

Max Mara

Sara Cavazza da Genny porta in scena la nostalgia degli anni ’80  e con lei le sue forme, un po’ per giocare a fare la diva, un po’ per mancanza di idee: il focus della collezione è sulle spalle, con i volumi accentuatissimi, mentre le vite di giacche e cappotti si assottigliano. Ci sono anche abiti smanicati e alcuni richiami Déco sulle pellicce.

Luisa Beccaria pensa ad uno spirito libero e porta in passerella una donna che mixa tagli e materiali ma anche atmosfere e mood dall’occulto al neo-romantico. Le foglie sono l’elemento portante della collezione tanto da diventare stampa per abiti lunghi e romanticissimi.

Luisa Beccaria

Fendi sceglie invece abiti leggeri, eterei e trasparenti posti sopra dei top e sotto dei capospalla creando così un movimento di luce e colore. Magnifico il lavoro sulle pellicce e interessante il ritorno del visone testa di moro, riproposto in diverse forme classiche. Tutto però è focalizzato sulle borse, ha debuttato infatti la nuova it-bag: si chiama Run Away ed è una borsa a box con due scomparti, composta di pelli a contrastro come il pitone e la nappa nei colori pastello.

Fendi

Massimo Giorgetti da Emilio Pucci punta tutto sul colore (che ideona?!?!) e sforna una collezione tra le più didascaliche del brand. Lo stilista rilegge, non proprio benissimo, alcuni codici del marchio fiorentino. Si va dal verde, arancio, rosa, senza soluzione di continuità e aggiunge frange dove non ha alcun senso aggiungerle.

Vivetta è ispirata alle atmosfere del circo degli anni ’40 e sceglie per le sue donne pantaloni al ginocchio con ampie rouches e corpetti allacciati dal gusto retrò. Bellissime le stampe geometriche, interessante la citazione di Pierrot sui tacchi delle scarpe. Finalmente una giovane che vale la pena seguire.

Vivetta

Miuccia Prada è tornata forte e potente come non la si vedeva da anni, con la collezione donna per il prossimo autunno/inverno torna a porre delle domande attraverso quello che sa fare meglio: i vestiti. In passerella la Signora della moda italiana porta tutto quello che odia e che più gli da fastiodio: le piume, i fiori, gli spacchi, gli scolli e i clichè della seduzione. Il tutto perchè è alle donne che vuole parlare ancora una volta e domandar loro “chi siamo?” “che ci facciamo ancora qui?”.  A questo punto tutto diventa moda, e non costume, di altissimo livello: ci sono gli abiti di raso conturbanti, i tubini svolazzanti da locali promiscui, gli stivaloni a metà coscia, le borse che si portano a mano e i cappotti duri come muri. Tutto è molto confuso, ma è lo stesso caos a far trovare la giusta via. La Signora si interroga e ci interroga tutti attraverso l’abbigliamento e ci chiede, ancora una volta, se il confine della bellezza oggi, se il pericolo della seduzione ostentata con troppa facilità e la durezza di alcune donne si sia superato e se insieme ad esso anche lo stereotipo e le immagini inflazionate dell’essere donna. Con questa sfilata, che è anche un concerto visivo così talmente brutto da diventare bello, attuale, moderno, contemporaneo e necessario, Miuccia Prada e la sua estetica torna sul trono dei potenti, perchè mentre tutti gli altri fanno vestiti, lei prima pensa, poi ci pone delle domande e infine fa moda.