Si potrebbe dire che negli ultimi anni la figura dello chef sta sostituendo quella di attori, cantanti e sportivi, perché grazie al successo di famose trasmissioni televisive sono loro le star di oggi, sex symbol con le mani in pasta, uomini affascinanti che sanno prendere le donne per la gola.

Filippo Pagani, anni 42, anche se non è il protagonista di una trasmissione tv (ma confermo essere più affascinante di Cracco) è originario di Cortina D’Ampezzo, ma da nove anni vive a Leeds, Inghilterra e lavora come EXECUTIVE CHEF presso il San Carlo Group, definitivo The Best Italian Restaurant in the UK.

Alto, occhi azzurri, capelli castani e ricci, amante del vestirsi bene, elegante, charmat come solo un vero gentleman italiano sa essere, Filippo, mi racconta che viene da una generazione di cuochi, e che la sua passione per la cucina oltre che averla trovata ogni giorno sulla tavola di casa, la scopre ogni giorno, nei colori, nei profumi di quello che lo circonda, dalle parole di una donna che gli danno delle emozioni.

 

Con la sua voce calda mi dice che quello che mangiamo resta poco nelle nostre labbra ma può durare molto nella nostra mente e diventa come un primo amore, cosi che ci innamoriamo ogni giorno, dando vita e morte a qualcosa che diventa amore nel nostro palato.

Lui che ha imparato da ogni singola esperienza fatta, da oghni singola persona incontrata, e dai più famosi chef che sono stati i suoi maestri, dice che la figura più importante della sua vita e della sua carriera è stato suo padre.

Perchè tuo padre? Cosa ti ha trasmesso? Mio padre è stato una figura molto importante per me, dico è stato perché ora non c’è più, ma aveva questo modo di fare di spiegarti le cose più difficili come se fossero le più semplici. Aveva un modo di affrontare la vita per cui niente era impossibile. Era un gentleman con mia madre, ogni giorno, e aveva un modo di insegnarmi le cose che non potevano non rimanerti nell’anima e tu non potevi non imparare. In più, cosa che ha influenzato la mia passione per la cucina, ogni domenica alle 10,30 quando mi svegliavo, sentivo provenire dalla cucina l’odore di arrosto e patate. Mi ha insegnato che cucinare significa stare insieme, e il cibo è la connessione per unire le persone.

Un giorno, in Sardegna, Filippo incontra la persona che lo porta in Inghilterra per lavorare nella catena di ristoranti italiani attualmente più importanti d’Inghilterra. Lui mette in ogni suo piatto l’influenza della città natale, dove ci torna ogni inverno, ma ama viaggiare. Ha viaggiato in tutto il mondo e aperto ristoranti in Kuwait, Beirut, Doha e Bangkok, dove ha provato i sapori di ogni cultura e amato donne di nazioni diverse.

Oggi dove lavori e quali progetti stai portando avanti? Oggi lavoro in UK, sono executive development chef di 22 ristoranti… Ho aperto piu di 11 ristoranti in 7 anni, e adesso mi sto concentrando sull’apertura di altri ristoranti in Qatar, a Bangkok e Londra, a Piccadilly. Un lavoro che mi occupa per almeno 11 ore al giorno, ogni giorno.

Secondo te, c’è un valore aggiunto nell’essere un cuoco italiano che lavora in un paese che non è il proprio? Il valore lo diamo noi quando la mattina andiamo al lavoro sorridendo e poi ammettiamolo dai Il Cuoco Italiano ha sempre un suo fascino, in qualsiasi paese del mondo.

Prodotti tipici e genuinità: due valori di cui uno chef non può fare a meno? Parmigiano, olio extra vergine di oliva, pasta, Carne Fassona e il culatello.

Gli italiani lo fanno meglio: spiegamoci meglio

Lui che della città dove vive ama tutto, perché la considera una città ricca di giovani che lo fa sentire giovane, dice che dell’Italia gli manca il profumo del mercato e parlare con i vecchi amici di infanzia. Domanda dopo domanda sempre di più si respira il suo essere italiano, perché è vero, Gordon sarà affascinante, ma Italians do it better.

Filippo, quale è il tuo ingrediente preferito? E quale il tuo piatto? L’ingrediente che prefersico è la Donna, cottura well done (ride). No scherzo, amo il tonno e le melanzane alla parmigiana, si si I love it.

C’è un piatto del paese dove vivi a cui non puoi resistere? I casunziei, che sono dei ravioli di rapa rossa conditi con papavero e burro fuso alla nocciola e parmiggiano. Buonissimi.

Passiamo invece al tuo frigo. Cosa non deve mai mancare? Formaggio, salame, salmone, avocado, succo di frutta. E acqua San Pellegrino.

Sei rientrato tardi e sei in casa a solo: la prima cosa che ti prepari? Una bella zuppa di verdure o del pesce con della pasta di riso, se invece è molto tardi e sono stanco, niente è meglio di pane e salame. Molto italiano, no?

Mi hai detto che nessuno ha mai cucinato per te (dovrei dirgli che sono un’ottima cuoca) ma se tu dovessi scegliere una persona, per chi vorresti cucinare? Per la nonna.

E alla domanda perché la nonna, mi dice semplicemente che la nonna è uno status symbol della famiglia italiana.

Hai mai usato la tue abilità in cucina per sedurre una donna? Ogni secondo della mia giornata.

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Quindi sesso e cibo sono legati tra loro? Sono completamente legati: come trattiamo il cibo è uguale al modo in cui trattiamo il nostro corpo… il cibo ci da la capacita di conoscere noi stessi, quindi per entrare nell’anima di qualcuno… dobbiamo prima entrare in noi stessi.

Traccia un tuo menù ideale?
– Carpaccio di tonno marinato, dressign di arancio, finocchietto, pepe nero e due scaglie di ricotta salata.
– Risotto con mele, gambero e zafferano sfumato con della grappa.
– Involtino di Filetto di triglia con all’interno un’impasto di pecorino, prezzemolo, pinoli, uvetta e una caponatina di melanzane con cipolla rossa.
– Semifreddo all’olio di oliva con arance rosse.

Se dovessi dare qualche consiglio ai tuoi colleghi o a chi, ancora giovane, vuole intraprendere questa professione, cosa diresti? Direi che non è un lavoro, ma una passione e come tutte le passioni dobbiamo accettare il fatto che forse dobbiamo perdere qualcosa, come il tempo da dedicare agli altri.

Hai mai pensato all’idea di aprire un ristorante tutto tuo? E se si dove lo vorresti aprire? Si ci penso ogni giorno, vorrei aprirlo nel cuore di una donna, dove il mio sapere e amore potrebbe trovare la pace che nella vita reale sfugge per paura di non svegliarsi piu.

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Continuerei a parlare con Filippo per ore, non solo di cucina, ma di donne, di vita, di sesso, di amore, di viaggi, di cultura, di tutto, perché Filippo, mentre muove due bellissime mani, parla con gli occhi, gli occhi di chi ha sofferto, ma ha un’anima viva, gli occhi di qualcuno che ha paura di vivere un qualcosa che desiderata tanto. L’ho definito un gigante buono, per la sua statura e per il suo dolce sorriso, una persona che ti penetra nell’anima non solo con i suoi piatti, ma con il suo essere. Come dovrebbe fare ogni chef.