Ricordo ancora come se fosse ieri l’incontro con Fridabike, la cui piccola insegna, realizzata con le letterine colorate magnetiche dei bambini, spiccava più intensa di un neon a fianco del portone nr 34 di Via Piero della Francesca a Milano. E proprio mentre stavo chiedendomi “chissà di che si tratta…” ecco che il portone si apre con il tempismo che si trova solo nelle fiabe e appare Antonella, l’artefice di insegna e… di questo curioso spazio-negozio-officina dedicato a un genere di bici di cui ignoravo l’esistenza: la cargo bike!

Antonella Pesenti nel suo Fridabike. La foto di copertina è stata scattata durante la Tweed Ride di Milano - ph Maria Gabriella Berti
Antonella Pesenti nel suo Fridabike. La foto di copertina è stata scattata durante la Tweed Ride di Milano – ph Maria Gabriella Berti

Vengo così catapultata in un mondo particolarissimo, dove la bicicletta si riappropria della sua ancestrale funzione, quella di aiutare l’umanità a trasportare sé stessa, i propri affetti, le proprie cose. Un’idea di “utilitaria” che, fin dal primo dopoguerra, venne progressivamente sostituita dagli scooter prima e dalle auto poi, e che oggi ritorna con sempre maggiore intensità nello stile di vita urbano, rinnovata nelle motivazioni e nell’estetica. Oggi la cargo bike è anche un oggetto del desiderio di design terribilmente chic e Antonella Pesenti è stata, in Italia, una delle prime a “indossarla”, con la fresca immediatezza di chi ha un passato/presente da modella.

Antonella Pesenti ritratta al Vigorelli per RH+ , ph Francesco Fanfani
Antonella Pesenti ritratta al Vigorelli per RH+ , ph Francesco Fanfani

Bimbi o biciclette? Quale tema ti appassiona di più? Ti avverto che se rispondi con il primo l’intervista si chiude qui… “Biciclette! o meglio bimbi abbinati a biciclette o biciclette abbinate ai bimbi: è tutta colpa dei bambini se ho avviato questa attività. La bicicletta mi appassiona da sempre, ma non ho mai fatto gare nel senso sportivo e purtroppo non sono mai stata una cicloturista. La bici per me è un mezzo da usare al posto della macchina e dei mezzi. La uso al posto di camminare. È un mezzo di trasporto”.

Lavori nella moda e a un certo punto hai pensato a queste particolari biciclette per trasportare i bambini. Com’é nata l’idea? Da una tua esigenza personale? Folgorata, all’improvviso. Avevo due bambini piccolissimi e spostarmi a Milano era un problema. Non sapevo più come uscire di casa. Fu a Copenhagen che vidi i miei problemi risolti con queste bici, non avevo le mai viste a Milano. Così, dopo averle provate, presi la decisione di provare ad aprire un negozio, che ho chiamato Frida, come mia figlia”.

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E se ne vendono molte a Milano di cargo bike? Se ne vendono sempre di più, ma il punto di partenza è stato “zero”. Non esistevano i clienti, li ho praticamente dovuti creare io. Tranne gli stranieri, in particolare gli olandesi che già conoscevano questo tipo di bicicletta, all’inizio chi le comprava, tra i milanesi, era un po’ un pioniere, un matto, un ecologista-cicloattivista, molto green. Per fortuna le cargo bike stanno incominciando a girare nelle strade e oggi tutti potrebbero cominciare a comprarle. Nel giro di pochi anni è arrivato anche il cliente “normale”.

Hai fatto quindi promozione in prima persona? I clienti si fidano di me, perché Fridabike è nata con una persona che usa le cargo bike. Le conosco, le scelgo, le aggiusto, le riparo, le monto. Le so scegliere perché le uso tantissimo. Ho saltato la teoria, sono entrata direttamente nella sperimentazione pratica e sono diventata esperta usandole”.

Vendi sia prodotti tuoi che marche esterne? Una parte dell’offerta è una mia produzione… mi piacerebbe fare più produzione, ma ci vuole tanto tempo e tanto impegno! E adesso… Ma tu non sai lo scoop..? Aspetto un bambino! Nasce tra tre settimane! Mi era venuta la “crisi della cargo bike vuota”. I miei bambini ormai hanno 6 e 7 anni e possono andare a scuola con le loro biciclettine. Viene il magone quando iniziano ad andare da soli, e così… Ti mando una foto recente dove sono in cargo bike con il pancione. È importante comunicare che sì, anche da incinte si può andare in cargo bike senza problemi!”

Qui allora scatta una domanda tecnica: i bambini oggi sono abbastanza pesantucci… ci vuole forza oppure il mezzo è calibrato perché possa farcela anche una mamma non particolarmente sportiva? Io non sono sportiva, la bici è leggera, la forza che ci vuole dipende solo dal peso dai bambini. O dei cani. Sono anche loro tra i miei primi “clienti”. Poi le cargo bike, va detto, servono anche per attività commerciali e per i disabili. Si possono fare tante cose con le cargo bike in città…”

La cargo bike è perfetta per il trasporto urbano: dagli usi commerciali al trasporto di tutti gli affetti più cari...
La cargo bike è perfetta per la città: dagli usi commerciali al trasporto di tutti gli affetti più cari…

Mi leggi nel pensiero, stavo proprio per arrivare alla fatidica domanda: sei soddisfatta delle piste ciclabili presenti in città? Purtroppo nascono molto lentamente. Io di mio sarei molto più drastica: farei pedonale tutta la città, basta macchine! Nonostante sia un po’ fifona per via dei bambini mi trovo bene anche senza piste ciclabili, mi sono accorta che le macchine sono diminuite. Punterei quindi su campagne di sensibilizzazione per l’uso delle bici, contro i furti. Con più ciclisti in strada ci sono meno pericoli e non servirebbero più le piste ciclabili, che, per farle, ci vogliono tanti soldi. Meglio portare il limite a 20/30 km all’ora, così i ciclisti correrebbero meno rischi e inizierebbero a fare massa critica, diffondendo sempre di più l’uso della bicicletta”.

Il tuo spazio-negozio-officina ha charme da vendere. Hai curato tu l’allestimento? Si nel bene e nel male traspare la mia personalità”.

Alla fine sei riuscita a mettere il riscaldamento? Non ancora, ma se vendo bene lo metto!”

Lo stile inconfondibile del Fridabike shop
Lo stile inconfondibile del Fridabike shop

Un’ultima domanda: i bambini si divertono? andare a scuola o all’asilo è più leggero? I miei sono abituati, sono nati nella cargo bike, per loro è routine. Vedo però i figli dei clienti: quando fanno le prove poi non scendono più! Vedono la cargo bike come una casetta, come un gioco. Potessero decidere loro…”

E non è così? Chi lo regge un bambino che vuole qualcosa?

 

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