Run. Replenish. Rest. Repeat.

Nel corso dell’ anno, spesso “rubiamo” un’oretta all’alba prima di iniziare la giornata lavorativa, togliendo tempo, a volte prezioso, alle ore di sonno. Quando decido di uscire a correre e ho la sveglia all’alba, entro le 23.00 cerco di andare a dormire, giusto per garantirmi il minimo di ore di sonno indispensabili alla mia salute mentale e fisica, soprattutto nei giorni di inizio settimana.

In vacanza tutto è diverso, tutto cambia, noi cambiamo. La testa è completamente libera, ci si alza con calma, magari perché no, anche all’alba; si corre in posti in cui si ha piacere, posti che normalmente non avresti visto, alla velocità che si vuole, per tutto il tempo che il tuo fisico e la tua testa te lo permettono. Poi rientri a casa, sempre con calma, ti lavi, fai colazione e inizi la giornata, magari in spiaggia o in barca dove quasi sicuramente farai un pisolino pomeridiano per recuperare il sonno perso. Correre in vacanza libera la testa, ossigena, rigenera, e da una carica diversa, e se hai alle orecchie la tua play-list preferita è anche meglio.

Nella valigia del runner che va in vacanza non mancano mai shorts, canotta, scarpini da corsa, e cappello in caso di pioggia o troppo sole. Questo almeno se non si decide di trascorrere le vacanze in paesi del Nord o in montagna per cimentarsi in lunghe camminate o prove trial: in tal caso, felpina e giubbino antivento sono consigliati. Io per esempio che adoro trascorrere alcune settimane all’anno in Cornovaglia, Dorset o Devon (UK), non dimentico mai un giubbino antivento e a volte anche la maglia termica, perché lassù i panorami sono mozzafiato ma il vento quando si impegna ti taglia le orecchie e quando corri hai l’impressione di stare ferma sempre nello stesso punto. Poco male, corri 10 kilometri e sembra quasi che tu ne abbia fatti il doppio. I muscoli ringraziano, il Garmin un po’ meno.

Tendenzialmente però short e canotta sono l’abbigliamento ideale in vacanza. Il reggiseno sportivo poi è facile sostituto del costume e niente di meglio, rinfrescante e liberatorio di un bel bagno nel mare o nel lago dopo una corsetta quotidiana. Personalmente adoro e lo faccio ogni volta che mi capita e ne ho l’occasione, soprattutto all’alba quando l’acqua è ancora incontaminata e le spiagge sono ancora avvolte nel più totale silenzio della notte.

Runners
Runners

Il mese di agosto è il mese in cui faccio pace con la corsa, il mese in cui di solito ritrovo la voglia e il gusto di correre, il mese in cui famigliarizzo con le endorfine e ne faccio tesoro. Perfino l’anno scorso in cui, proprio in uno dei mesi di agosto più caldi che io riesca a ricordare, stavo preparando la mia prima maratona, LA Maratona di New York. Un caldo che bloccava perfino il respiro da fermo, figurarsi dopo e durante la corsa, caldo che poi ci ha graziato proprio il giorno della maratona, quei 18 gradi che ci hanno permesso di correre in shorts, maglietta maniche corte e manicotti, quei 18 gradi che ci hanno permesso di attendere tre ore a Staten Island il VIA della maratona in totale tranquillità e spensieratezza, godendo di ogni istante di quell’esperienza unica e fantastica senza “barbellare” dal freddo cosi come successo in occasione della precedente edizione.

Un agosto di fatica e sacrifici quello dello scorso anno, ma ben ripagato da uno dei momenti più felici della mia vita, quello di quando tagli l traguardo della tua prima maratona.

Quest’anno niente tabelle o stress da tempi, solo io, il mio corpo, le mie sensazioni, le mie scarpine da corsa, una totale non voglia di dipendere da vincoli o obblighi. Perché non so. Avevo forse la Maratona di Milano da smaltire e la Monza Resegone, una gara fatta quasi per gioco con le amiche che si è rivelata ben presto, il KO tecnico per il mio corpo e soprattutto per la mia testa. La definizione esatta che darei a quello che mi stava succedendo, è un vero e proprio “rigetto” dalla corsa, uno stop che mi sono regalata, decidendo di non fare assolutamente nulla per quasi tre settimane consecutive, la mia ora di corsa, da sempre valvola di sfogo dalle mille cose da fare, era diventata ormai un obbligo, una forzatura, un impegno imposto da infilare tra altri impegni più o meno importanti e inevitabili.

Life is better when you're running
Life is better when you’re running

Dovevo trovare un input, una motivazione e la Maratona di Valencia di Novembre, sembrava non essere abbastanza. Cosi ho deciso di staccare per un po’.

E’ stato facile, più facile del previsto, il fisico ha ringraziato, ma nella testa c’era sempre una vocina che ronzava e che mi faceva sentire in colpa ogni volta che rimandavo una uscita o declinavo un invito dei compagni di corsa. Niente più Runbase, che ormai era quasi una seconda casa o uscite all’alba con il gruppo Urban Runners (Zona Est). Inspiegabilmente e all’improvviso, era davvero possibile che l’amore fosse finito? Succede così? Tre maratone e poi più nulla?

Perfino il comprare scarpe nuove da corsa e l’ uscire a provarle, era più in grado di accendere la miccia. I giorni passavano e io me la sciallavo, finché una sera, mi arriva un whatsapp nel gruppo della corsa e così di getto senza troppo pensare rispondo, confermo la mia presenza all’uscita del mattino seguente all’alba.

Non ricordo se me ne sento pentita un secondo dopo aver fatto INVIO, o mentre puntavo la sveglia alle 5.45, fatto sta che all’alba del giorno dopo ero sotto casa di Raffa per raggiungere poi il gruppo e dirigerci verso Parco Forlanini. 13 kilometri in tutto, 13 kilometri di pura allegria, tra chiacchiere, risate e metri macinati più o meno ad andatura veloce, nemmeno i pezzi di albero e i rami spazzati caduti in mezzo alla strada a causa del nubifragio del giorno prima, ci hanno spaventato. Andavamo spediti e compatti come soldati in marcia. Bellissimo!

Greta Vittori
Greta Vittori

Sono rientrata a casa stanca, sudata come non mai, ma felice. Si, quel piacere che solo la corsa sa darmi, era tornato. E’ bastato un piccolo inconsapevole aiuto degli amici runners per farmi uscire dal mio torpore e dalla pigrizia, perché a volte, solo la propria testa non basta. Dopo quella prima uscita ce ne sono state altre due, l’ultima con cappuccio e brioche post corsa, era l’ultima che ci ha visti tutti insieme prima che ognuno di noi partisse per le vacanze estive.

Nella mia valigia ho messo tre competi da corsa e il mio paio di Brooks Ravenna 7, fedeli compagne di avventure, perfette per le corse estive, performanti per i miei piedi da ex ballerina e per la mia andatura da pronatrice.

Li sto usando tutti e tre, li alterno a seconda del mood e del tempo, esco quasi tutti i giorni a correre con il sorriso, e quando rientro, non vedo l’ora che sia l’indomani per uscire ancora e provare quella meravigliosa sensazione di libertà e di serenità che solo la corsa riesce (finalmente)a (ri)-darmi. Provare ancora e ancora quelle mille e più sensazioni che mi fanno sentire VIVA.

Mi chiedo come abbia potuto farne a meno o come mi abbia sfiorato l’idea di smettere di correre.

Dalla prossima settimana, vacanze finite, si riprendono le tabelle, gli allunghi all’Idroscalo e le temutissime ripetute in salita al Campo XXV aprile, ma sono pronta, perché a Valencia quel numero 4 lì davanti me lo voglio proprio togliere di mezzo!