Quante volte è successo che, sfrecciando lungo la ciclabile del Naviglio Martesana, ci si chiedesse quali storie nascondessero le imperturbabili facciate di ville e cascine? Per me è irresistibile fantasticare. E desideravo trovare risposte alle tante ipotesi sognate pedalando.

Sì perché la pedalata, in sé, è quanto di più simile esista al pensiero ricorrente. Un movimento circolare, apparentemente sempre uguale, ti porta a riflettere… o immaginare, appunto, a “ruota libera”.
Così, di fronte a certe ville, che palesemente hanno nascosto più di un cadavere eccellente, è bello accompagnare il gesto sportivo alle ipotesi più ardite.

Il libro "La Martesana è bella anche in bici" di Giancarlo Mele
Il libro “La Martesana è bella anche in bici” di Giancarlo Mele

Oggi però lo spazio ai sogni è finito. Ho scovato il libro giusto per togliermi ogni curiosità. “La Martesana è bella anche in bici” di Giancarlo Mele è la guida perfetta per pedalare consapevoli, tra leggende e storie vere, talvolta persino un po’ gotiche.

Partiamo ad esempio dalla cosidetta “Riviera di Milano” che dalla fine del Settecento, tra via Adriano e via Idro, sfoggia ancora la sua teoria di ville eccellenti e fu luogo di villeggiatura per i potenti della città. Sembra ancora di vedere i barconi che, con i primi caldi, trasportano grandi bauli con le porcellane preferite della padrona di casa, le vesti alla moda e gli oggetti più cari. Insomma l’essenziale, proprio come oggi lo sono il costume da bagno e lo smartphone, per trascorrere la “vacanza” estiva in villa dotati di ogni comfort.
E qui scopro la prima storia curiosa. I coriandoli di carnevale? Li ha inventati a Villa Lecchi un certo Enrico Mangili che, nell’Ottocento, vi aveva trasferito la sede della sua azienda tessile. I dischetti di carta erano un scarto di produzione e così… perché non usarli per qualcosa di divertente?

A sinistra, la Cassina de Pomm in antico e, sotto, com'è oggi. A destra, la "riviera di Milano"
A sinistra, la Cassina de Pomm in antico e, sotto, com’è oggi. A destra, la “riviera di Milano”

Tra filande e cascine il viaggio nella storia della Martesana prosegue fino a raggiungere… i primi fantasmi!
Tra villa Biraghi, tuttora abitata, e la contigua villa Biancani, oggi sede del Municipio a Cernusco su Naviglio, si aggira infatti lo spettro di un gentiluomo vestito di scuro che porta sottobraccio la propria testa. Chi era costui? Il conte Biancani al tempo di Maria Teresa d’Austria fu ministro di corte e principale finanziatore delle truppe in guerra contro la Spagna. Uomo d’affari tra i più spregiudicati e invidiati, fu un gran donnaiolo (raggiungeva la moglie del vicino grazie a un discreto cancelletto nel parco che collegava le due ville). Tuttavia non perse la testa per una questione di corna, bensì per essere passato al nemico, pur di evitare il fallimento. È proprio vero che per un milanese “i danee fan danà… ma l’è mej danà cunt i danee che danà sensa” (traduzione: i soldi fan dannare, ma è meglio dannarsi con i soldi che dannarsi senza).

Da sinistra, le ville del fantasma: villa Biancani ieri, oggi e l'attigua villa Biraghi dimora della sua amante
Da sinistra, le ville del fantasma: villa Biancani ieri, oggi e l’attigua villa Biraghi dimora della sua amante

Il percorso prosegue tra storie vere di battaglie e leggende inquietanti come quella della “Compagnia del sacco bigio”, i cui lugubri adepti avevano forse un po’ esagerato con le pratiche religiose.
Ma la storia regina è senz’altro quella della contessa Martesana. Gran parte delle terre in cui Francesco Sforza voleva scavare il naviglio erano sue, ma la contessa non le mollava. Fu quindi grazie al di lei romantico figlio Napo, che, rinchiuso nelle segrete del castello di Trezzo sull’Adda per aver attentato alla vita del duca di Milano a causa di una cortigiana di cui era follemente innamorato, fece il gioco dello Sforza che ne promise la liberazione alla madre in cambio di terre e finanziamenti per i lavori del naviglio. Ma la raccolta di fondi durò così a lungo che il povero Napo, finalmente rilasciato, ebbe solo la forza di esalare l’ultimo respiro tra le braccia della madre. In preda al dolore, la contessa lanciò un terribile anatema: ogni anno il Martesana avrebbe dovuto prendersi sette giovani vite.

Il Martesana nei dintorni di Cernusco sul Naviglio
Il Martesana nei dintorni di Cernusco sul Naviglio

Pare che la maledizione avesse funzionato per diverso tempo prima che, dice ancora la leggenda, il buon Napo non decise di riapparire in sogno alla madre scortato dai fantasmi degli affogati, supplicandola di smetterla. La sua anima comunque sembra ancora in pena poiché molti giurano di sentire i lamenti dello sventurato Napo nei giardini e lungo gli argini dove oggi, al posto del castello di Cernusco sul Naviglio, sorge villa Rovida.

Alcuni scorci suggestivi della pista ciclabile lungo il Martesana e, al centro, il molino di Groppello d'Adda
Alcuni scorci suggestivi della pista ciclabile lungo il Martesana e, al centro, il molino di Groppello d’Adda

Tra fantasmi e contesse è quindi bello pedalare, perdendosi nelle leggende di “streghe” guaritrici martesane, truppe allo sbando sospese tra guerre oggi dimenticate, il mitico pret de Ratanà, che fu santo o truffatore e, così tanto per gradire, le memorie legate a Leonardo da Vinci.

Sfrecciando sulla ciclabile lungo il caro, vecchio naviglio Martesana, ombelico di un piccolo mondo antico.

 

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