Martedì 26 gennaio: si parte con il “Modulo toppa”, il primo, avvincente, corso di ciclomeccanica di base ideato e organizzato dall’associazione +bc, ovvero la mia ciclofficina preferita.

Mi scuso per l’endorsement sfegatato, ma la ciclofficina di via De Castilla è la migliore, oltre ad essere la più “antica” di Milano. Tutte le altre sono avvisate, o meglio, sfidate a far meglio, se ci riescono…

Arrivo stranamente puntuale alle 20:00 e già c’è qualcosa da imparare: siamo una bella classettina di 12 elementi di cui 9 donne e 3 uomini. Bene. I casi sono due: o i maschi sanno già tutto o il futuro delle due ruote è sempre più rosa. Ai posteri l’ardua sentenza. Intanto cominciamo.

Adriano e Fabio in cattedra avviano brillantemente il corso con una bella ruota tra le mani. È una 28 (o 700) ovvero una ruota da uomo. Poi c’è la 26 (o 650) più piccola, da donna (o per chi la vuole, io no) che coincide con la misura della ruota da mountain bike.

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Importante scegliere il copertone della misura giusta e, di conseguenza, la camera d’aria, che può essere incredibilmente più grande.

Dopo un po’ di disquisizioni su numeri e misure, quando ormai sembrava di essere a una lezione di analisi e stavo per immaginarmi alle prese con fantasiosi algoritmi, ecco che tutti sembrano aver raggiunto una consapevole certezza: per trovare gli abbinamenti giusti tra cerchione, copertone e camera d’aria bè… non c’è che leggere bene i numeri riportati sui pezzi. E guai a sbagliare la valvola! Se abbiamo il cerchione con la “doppia camera” (per intenderci il tipo di ruote a profilo alto che fa figo sulle scattofisso) dobbiamo trovare una valvola lunga-lunga, altrimenti esce troppo poco perché possa essere agganciata dalla pompa.

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Arriva così l’agognato momento pratico. Divisi in coppie (ed io mi ritrovo con Gerardo, ufficio stampa alla Cattolica – incredibile: due addetti stampa per una ruota!) iniziamo l’operazione “cucchiaio”, ovvero l’apertura del copertone per permettere l’uscita della camera d’aria da riparare.

I famosi tre ferri denominati schiettamente “caccia copertone”, fatti da un lato a gancio e dall’altro a leva, si alternano di raggio in raggio partendo dagli antipodi della valvola e… oplà, giunti a meno di un quarto di ruota, ecco che possiamo far scorrere il ferro a leva come un apriscatole. E così la camera d’aria può finalmente uscire in tutta la sua gommosa bellezza!

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Nella vita reale, cioè quando e se capiterà di ritrovarsi con una gomma a terra, arrivati a questo punto conviene identificare la causa della foratura. Ci sarà un vetrino conficcato nel copertone? Scorrere le mani (con cauta delicatezza) aiuterà a rimuovere il corpo estraneo. Non si vorrà mica riforare subito!

Momento clou: entra in scena la toppa. Carina come un cerottino tondo, nera bordata d’arancione. Grazie allo speciale mastice vulcanizzante che contiene zolfo e scioglie la gomma della camera d’aria, la toppa diventerà tutt’uno con lei e la riparazione potrà durare anni.

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E qui accade l’inimmaginabile. Ovvero quelle cose che non puoi imparare da autodidatta. Ci vorrebbero generazioni di camere d’aria sacrificate all’altare dell’apprendimento prima di scoprire che è fon-da-men-ta-le grattare con la carta vetrata la gomma intorno al foro. Per accogliere degnamente il mastice la superficie deve essere purissima. Guai a toccare e persino guai a soffiare via la polvere! S’inquinerebbe la scena del delitto!

Applicato il mastice, altra cosa strana: deve asciugare completamente e solo allora, dopo 5/10 minuti, si procede con l’applicazione della toppa. Vai di pollici! Schiaccia, allunga, premi, in pochi secondi il gioco è fatto. Non resta che gonfiare e sentire bene se c’è qualche sibilo sospetto. Poi si sgonfia fino a lasciare un minimo d’aria per la forma e s’inserisce nuovamente la camera d’aria dentro al copertone.

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Quasi finito, manca solo l’ultima parte, indicata per chi ha pollici d’acciaio. Ovvero ricacciare il copertone dentro al cerchione, ma senza usare il caccia copertoni, pena la rottura della camera d’aria appena aggiustata.

Gerardo ed io, che pure avevamo scelto per l’esercizio il temuto copertoncino da corsa, notoriamente più coriaceo degli altri, ce la facciamo rapidamente e senza sforzi. Il nostro segreto? Nessuno, solo l’infallibile pollice (d’acciaio) dell’ufficio stampa!

 

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