In settimana sono stata alla Conferenza stampa di presentazione della Milano City Marathon. Al di là dell’aspetto meramente tecnico e professionale, decisamente interessante, mentre ascoltavo i vari relatori, la mente vagava con piacere e un pizzico di emozione alla prima vota che ho partecipato ad una gara di running.

Esattamente cinque anni fa ho corso la mia prima staffetta. Quella gara e le emozioni che ne sono scaturite, sono state l’inizio di tutto.

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In un attimo mi sono passate davanti le mie prime uscite di corsa: in maglietta di cotone, calzoncini di felpa e un paio di scarpe da corsa prese dal campionario in showroom, per avventurarmi nella preparazione dei 10 kilometri della staffetta a squadre, che si corre ogni anno insieme alla Milano City Marathon.

Correvo a caso, senza cardio frequenzimetro, senza un Garmin che mi desse il tempo, la distanza o l’andatura del mio passo. Niente di niente, andavo a sensazione, spesso ero convinta di aver fatto kilometri su kilometri, in realtà, capii dopo un po’ di tempo che avevo corso poco più di ottocento metri. Il che ci sta, soprattutto all’inizio, fidarsi delle proprie sensazioni e di quello che il tuo corpo ti suggerisce, correre per il gusto di correre e per divertimento seppure con un obiettivo da raggiungere. L’errore però da non commettere mai è quello di indossare un paio di scarpe da corsa a caso.

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Essendo stata io per un paio d’anni l’ufficio stampa e PR di un noto brand sportivo italiano specializzato tra gli altri sport proprio nel running, peccai di presunzione nel scegliere un modello di scarpe più per il mio colore preferito, che per le caratteristiche tecniche, per accompagnarmi negli allenamenti. Errore, grave errore. Mai usare un paio di scarpe senza fare almeno un test dell’appoggio del piede o senza la consulenza di qualcuno che ne capisca e che ti possa consigliare.

Tempo pochi mesi, ed ero KO. Un dolore lancinante ed improvviso al piede destro, acuto a tal punto da non riuscire nemmeno a camminare.

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Il mese e mezzo successivo lo passai tra visite dall’ortopedico, col serio rischio di non riuscire a fare la staffetta, impacchi ghiaccio, antidolorifici, massaggi, taping e… soldi spesi… il tutto per avere usato un paio di scarpe sbagliate.

Del resto quando ho iniziato a correre, non avevo la più pallida idea di quanto fosse importante un buon paio di scarpe, da PR di moda mi sono focalizzata sul giusto abbinamento stilistico in tinta con maglia e pantaloncini.

Urgente correre ai ripari, così, ho chiesto consiglio all’amica Teresa, runner esperta che mi ha indicato un negozio fantastico dove comprare e soprattutto dove chiedere informazioni e delucidazioni del caso… e io ne avevo parecchie di domande a cui dare una risposta. Perché non ci avevo pensato prima?

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Senza entrare nel dettaglio dei marchi presenti oggi sul mercato, che propongono una vasta scelta di modelli, sulla scelta incidono maggiormente:
– Eventuali problemi di appoggio del piede, ovvero:
Soggetti Pronatori (le scarpe si consumano maggiormente nel lato interno)
Soggetti Supinatori (le scarpe si consumano maggiormente nel lato esterno) e questo lo si scopre facendo il test monitorato dell’appoggio correndo per alcuni minuti su un tapis roulant

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Più una serie di variabili quali:
– Postura
– Peso
– Distanza percorsa o che si vuole percorrere
– Velocità di percorrenza
– Tipologia di Utilizzo (gara o allenamento, pista o asfalto, sterrato…)

Per rispondere a tutte queste variabili, esistono diverse tipologie di scarpe da running, suddivise in macro-categorie per una più facile individuazione. La Classificazione delle scarpe è un modo per rendere più facile l’individuazione del tipo di calzatura adatta ad ogni atleta/runner/amatore/podista/semplice amatore.

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E’ un po’ come dire, ho bisogno di un mezzo di trasporto, ma prima di muovermi all’acquisto valuto le categorie, quindi se mi serve per andare in montagna prenderò un fuoristrada, se devo lavorarci in città prenderò una city car mentre se il mio scopo è correre e filar via prenderò una spider. Una premessa è d’obbligo, le scarpe sono in continua evoluzione, e parametri rigidi come durata della scarpa o ammortizzazione o peso/categoria oscillano troppo per esser codificati in una stretta griglia, quindi è importante capire le sensazioni personali.

Il nostro corpo si adatta a tutto, cambiarlo è sbagliato. Bisogna assecondarlo ed aiutarlo, una cosa sulla quale basarsi per la scelta corretta è il concetto di stabilità.

Le scarpe si dividono sommariamente in:
A0 = minimaliste. Punta sul comfort della scarpa per riprodurre efficacemente la sensazione di “camminare a piedi nudi” o con il minimo supporto necessario. Adatta per chi corre molto veloce.

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A1 = superleggere per utilizzare queste scarpe è necessario: essere “leggeri sul piede”, correre a ritmi veloci e su superfici regolari, sono anche prive di controllo del piede, quindi è fondamentale che chi le usa abbia una buona stabilità e postura nella corsa.

A2 = intermedie modelli di massimo ammortizzo vanno bene a tutti e rappresentano una categoria di calzature tra le più indossate nel pubblico (anche se non sempre allacciate come si deve!) nella vita quotidiana. Consigliate a persone mediamente leggere che necessitano di una scarpa per allenamento o per gara.

A3 = massimo ammortizzamento (neutre) le A3 non sono utili alla risoluzione dei problemi di appoggio e sono destinate a soggetti dalla corsa regolare che necessitano un grande potere ammortizzante. Adatte alle persone che si avvicinano al running, per persone pesanti attorno agli 80kg, per chi necessita buona ammortizzazione anche a discapito della prestazione.

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A4 = stabili. Sono modelli confortevoli ma da evitare se non per necessità; utilizzare scarpe stabili in assenza di problemi specifici può creare problemi ai soggetti dalla caviglia normodotata. E’ il caso di particolari forme di appoggio plantare che nulla hanno a che vedere con la semplice usura del battistrada. Definite per antonomasia le scarpe stabili cioè indicate a chi non ha un ottimo controllo del piede in corsa ma necessita di un aiuto.

A5 = trial running (corsa in natura) Sono quelle scarpe che si usano per i fuoristrada o per le corse di sky running, in cui è fondamentale la presa della suola e la protezione da storte, sono scarpe in cui si mette in secondo piano la prestazione e si da importanza assoluta al controllo in qualunque situazione di terreno, quindi roccia, fango, acqua, erba, legno etc, le suole sono a taglio carro armato proprio per favorire il grip, sono ammortizzate ed hanno un buon supporto della caviglia

Dove comprare un buon paio di scarpe da running?
In negozi specializzati in vendita di articoli sportivi, grandi centri commerciali, store monomarca, franchising, una nota catena francese, oppure da Adidas, Mizuno, Asics, New Balance, Saucony, Brooks, Salomon che sono solo alcune delle marche migliori per le scarpe da running. L’importante è che ne troviate uno di fiducia, che diventerà il vostro punto di riferimento per qualunque necessità.

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Una volta individuato il vostro modello ideale, attenzione all’usura della suola e dell’ammortizzamento, quando le scarpe diventano troppo comode e perdono tonicità, è tempo di cambiarle.

Io non ricordo più quante scarpe ho cambiato da quando ho iniziato a correre, all’inizio mi ci affezionavo e mi dispiaceva cambiarle, da qualche parte in casa ho ancora il mio primissimo paio di scarpe da running, quelle con le quali ho corso la mia prima gara, ma quando cominciano dolorini alla schiena e alle ginocchia, allora i sentimentalismi spariscono. Ora quando mi accorgo che le scarpe si stanno consumando ne compro già un nuovo modello che inauguro usandole per camminare e che piano piano vado a sostituire al vecchio modello.

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Uno dei miei sogni? Aprire un piccolo negozio che venda scarpe da running… solo scarpe per la corsa. Magari non risparmierei sull’acquisto di scarpe, di sicuro farei della mia passione e della mia esperienza una professione che possa rendere anche altre persone felici così come la corsa ha reso (e rende) felice me.