E ancora spigolosa come le sembianze dei giocatori dei primi videogames – siamo negli eighties quando lui è nato, cresciuto e ai quali, si è anche ispirato. Ma ancora la sua ricerca dell’io, attorno al quale il suo lavoro molto si snoda, e dove la sua anima creativa, attinge, si forma, si sviluppa: dalla narrativa fantastica, alla mitologia fino al cinema…

Questi sono solo alcuni aspetti del bel lavoro di Nicola Gobbetto) uno degli artisti oggi più interessanti in un discorso di ricerca, sperimentazione e nuove visioni d’arte della realtà.

THE GOLDEN FISH

Il mio incontro per Focus On è proprio con lui. Lui che in alcune interviste si definisce disordinato. Credo che la precisione maniacale – sottolineo sana maniacale – sia una delle caratteristiche di Gobbetto (Classe 1980).

Precisione e massima professionalità su tutto. Con lui puoi star sicuro che non devi rivedere nulla: dalla chiacchierata piacevole e fluente, alle foto delle sue opere perfette, alle scadenze e deadline da lui e dal suo team rispettate alla virgola…

Formatosi all’Accademia di Brera di Milano, Gobbetto ha scelto di rimanere-vivere-sentire Milano e di muoversi “in giro” per il mondo solo per ricerca, piacere, lavoro. Un artista che in questi anni sta spaziando dalla pittura al video, dall’installazione alla scultura, dalla fotografia al disegno.

Vincitore del premio Salon Primo nel 2003, del premio “100 stanze per 100 artisti per 100 anni” di Sorrento nel 2012 e del Prada Manga Contest nel 2011. Nel 2012 ha poi realizzato il cortometraggio animato “The Golden Fish” per Vogue.it. Ecco la mia piacevole chiacchierata con lui questa settimana.

NICOLA GOBBETTO RITRATTO 2

Nicola mi racconta dei suoi inizi? Ovvero, come, quando nasce e si forma Nicola Gobbetto con il suo interessante percorso nell’arte, nell’ illustrazione, nelle installazioni? Dopo il liceo artistico mi sono iscritto all’Accademia dei belle Arti di Brera. Ai tempi il mio sogno era di lavorare nel mondo dello spettacolo e del cinema. L’anno prima mi ero iscritto ad un laboratorio teatrale e sempre quell’estate ho frequentato a Londra la scuola di musical in cui si è formata Julie Andrews. Un’esperienza incredibile! Iniziati i corsi in Accademia, ho conosciuto un gruppo di persone che lavoravano in MTV Italia e mi sono informato per essere sottoposto ad un provino per diventare VJ. Ho superato la prima fase e la seconda, ma ho capito che non era la mia strada. Nel frattempo a Brera il mio percorso legato alle arti visive iniziava a prendere forma. La prima mostra collettiva è arrivata a metà del primo anno. Ho iniziato una collaborazione con una Galleria di Genova e qualche anno dopo è arrivata la proposta per la prima personale da Fonti a Napoli. Il percorso legato all’illustrazione invece è molto più recente. Il procedimento per arrivare alla realizzazione di un’opera d’arte è molto complesso. Parte sempre da una fase di ricerca e di studi relativamente lunghi, seguita poi da una serie di bozze o rendering, la ricerca dei materiali e la realizzazione stessa del pezzo. Sono un artista che ama sperimentare, a seconda del progetto, spazio dalla fotografia al video, dalla scultura alla pittura… Iniziavo però a sentire la necessità di esprimermi anche in maniera più libera. Su internet mi sono imbattuto in un bando di concorso indetto da Prada per la realizzazione di un personaggio dei fumetti ispirato ad una capsule collection di occhiali. Ho partecipato e ho vinto il primo premio. Da lì sono venute poi una serie di collaborazioni con la moda, tra cui un video animato realizzato in collaborazione con Au Jour Le Jour e uno con Dsquared entrambi supportati da Vogue.it, nonché una collaborazione con il magazine Fashion Illustrated.

Che tipo di bambino era? Ero un bambino molto creativo, disegnavo tutto il giorno e organizzavo spesso spettacoli con i miei amici. A otto anni mi sono fatto regalare una videocamera e ho iniziato a girare remake dei film Disney. Disney è stato molto importante per la mia formazione.

AFRODITE

Lei è conosciuto anche per la sua abilità di “spaziare” tra arte, illustrazione, installazioni video e le collaborazioni con alcuni tra i più importanti marchi della moda. Qual è però la sua visione di insieme, mi spiego meglio, ovvero il filo conduttore che caratterizza tutto il suo lavoro e che poi – progetto dopo progetto – si racchiude negli anni – appunto – a volte nelle illustrazioni, a volte nei video e così via? Credo di avere un’estetica abbastanza riconoscibile, che si tratti di un progetto arte o di un’illustrazione. Le forme che prediligo sono quasi sempre geometriche, anche quando si tratta di interpretare una figura umana. Sono nato e cresciuto negli anni ’80, l’epoca dei primi videogiochi. Quelle forme spigolose in cui il giocatore si riconosceva dovendone interpretare le gesta mi ha molto ispirato. La nostra vita è paragonabile alla piattaforma dei videogames dove il protagonista è obbligato a superare una serie di prove ed insidie per arrivare al suo obbiettivo.

Che ricordi ha del suo interessante progetto con Prada, dove ha lavorato su un bel discorso legato ai fumetti ed è stato uno dei vincitori? Che ricordi ha del suo bel personaggio Pradarella? Ho un bel ricordo del progetto con Prada. È da sempre uno dei miei brand favoriti, anche per quel loro continuo dialogo con l’arte. Pradarella mi ha dato la possibilità di ampliare le mie collaborazioni con la moda.

SUPERMAN

Da dove nasce la sua creatività quotidiana? La mia creatività nasce osservando. Oggi internet è una grande fonte di ispirazione. Così come i viaggi, la moda, la musica e il cinema. Milano, la città in cui vivo offre tanto. Ho avuto spesso voglia di trasferirmi in qualche altra grande metropoli ma alla fine ho sempre scelto di restare dove sto.

Lei è seguito principalmente dalla Galleria d’Arte Fonti di Napoli (www.galleriafonti.it) . Una mia curiosità, qual è il rapporto e il confine sottilissimo che intercorre tra un artista che vuole esprimere nelle opere la sua massima creatività, e il business da rispettare? Il dialogo con il mio gallerista è molto costante. È sempre interessante confrontarsi. In genere ho sempre parecchia libertà ma ascolto sempre i suoi preziosi consigli. Devo dire che l’aspetto legato alla vendibilità di un’opera non va sottovalutato. Dopo tanti anni in questo settore è più facile capire che direzione prendere. Certe volte riesco ad impormi presentando anche progetti di più difficile collocazione ma è per me importante osare ed alternare opere più vendibili ad opere più scenografiche che aggiungono un tassello importante al mio percorso.

PHANTOM MANOR

Quali sono i suoi prossimi progetti? Con la galleria Fonti di Napoli parteciperò a Liste Basilea il prossimo Giugno e una mostra personale alla Galleria Davide Gallo di Milano.

Se dovesse lavorare ad un progetto in coppia con uno dei suoi colleghi, con chi le piacerebbe lavorare? Sono molto affascinato dalle nuove generazioni di artisti. Loro ancora più di me traggono spunto dal mondo internet. Se mai dovesse venirmi voglia di collaborare con qualche collega la mia scelta cadrà proprio su qualcuno di loro.

Un sogno che vorrebbe realizzare? Sono un grande sognatore, sono del segno dei pesci! Ma il mio ascendente in toro mi riporta un po’ con i piedi per terra… In questo momento non ho grandi sogni, mi ritengo già molto fortunato. Non mi manca nulla. Chiaramente resta il desiderio di affermarmi sempre più in Italia e all’estero. Ma so anche che la mia costanza, passione e dedizione mi aiuteranno ad arrivare dove voglio.

Come si rilassa, che cosa le piace fare quando non lavora? Quando non lavoro organizzo cene a casa con amici. La cucina è una mia grande passione. Amo sperimentare, provare abbinamenti azzardati e tecniche nuove. In genere prediligo cene a casa che al ristorante. L’atmosfera raccolta e intima che si respira è ineguagliabile.