Un alveare sul balcone di casa. Non è follia ma il futuro della convivenza tra natura e città, è l’apicoltura urbana. Già da anni presente in grandi città del mondo come Londra, Parigi, Berlino, New York, Tokyo e Shanghai, ora è una realtà anche in Italia e più precisamente a Torino.

Il progetto si chiama “UrBees” (abbreviazione di “Urban Bees”) e l’ideatore è Antonio Barletta, ragazzo torinese già apicoltore nelle valli piemontesi che ha potuto toccare con mano il pericolo della scomparsa di questi piccoli animali che hanno un’importanza fondamentale per l’equilibrio dell’ecosistema naturale.

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Pochi dati vi daranno subito l’idea di che cosa parliamo: 1/3 del cibo che mangiamo e fino al 90% delle piante selvatiche, dipendono dall’impollinazione delle api; il 71% delle colture più importanti per l’alimentazione umana sono impollinate dalle api e, senza di loro, pomodori, mele, fragole e mandorle – solo per fare degli esempi – subirebbero un tracollo.

A causa del declino progressivo delle api, l’intera offerta di cibo a livello globale è destinata a diminuire e di conseguenza i prezzi ad aumentare. Solo in Italia, nel 2007 è morto il 50% delle api e si sono persi 200.000 alveari! Capirete quindi che la scomparsa di un così piccolo insetto possa apparire insignificante ma sia esattamente il contrario.

Una soluzione al problema però pare esserci, ed è qui che entra in gioco l’apicoltura urbana. Le api stanno scomparendo dalle campagne perché infestate da pesticidi e caratterizzate sempre più da monoculture, allevarle in città, paradossalmente, diventa quindi uno dei modi per preservare la loro sopravvivenza in quanto c’è un clima spesso più mite di quello delle campagne, e l’offerta di biodiversità è vasta: dai parchi pubblici ai giardini privati, dai viali alberati ai fiori sui balconi e alle piante sui terrazzi.

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“UrBees” è attivo da 5 anni e ora ha cominciato a far parlare di sé su scala nazionale. Dalla prima arnia sistemata su un balcone, ora ci sono decine di “casette” per api su balconi, tetti di ex fabbriche, di musei e centri sociali.

Antonio infatti ha invitato tutti a fornire alle api ospitalità in cambio di miele, per aiutare e rispettare la vita degli insetti impollinatori. Non è necessario essere apicoltori per aiutare a tutelare l’ambiente in cui si vive: il progetto Urbees si rivolge a chiunque abbia voglia di sviluppare un nuovo modo di rapportarsi con la natura in città.

E parte che la voglia sia tanta: la produzione di miele urbano del 2014 è stata di 400Kg! In alcuni piccoli negozi di Torino hanno fatto la comparsa i vasetti di miele “Di Antonio” o “Di Elvira”, cioè di chi ha raccolto il miele sul balcone o in giardino.

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Ma è sicuro il miele urbano? In laboratorio è stata misurata la presenza di piombo, nichel e cromo. Questi metalli pesanti sono stati trovati solo in minime tracce, irrilevanti dal punto di vista della commestibilità e della salute.

Ed è sicuro tenere un alveare sul balcone? Bè lo sapevate che le api sono vegetariane e quindi non pungono?! Quelle sono le vespe, che sono carnivore, l’ape esce dall’alveare e si dirige subito sul fiore.

Inoltre tenete presente che nessun regolamento condominiale vieta l’installazione di un alveare sul balcone. In Italia, in assenza di una regolamentazione dell’apicoltura urbana, ci si rifà alla Legge nazionale, che sostiene che le api possono stare ovunque, purché rispettino le distanze di sicurezza. Quindi, non avete scuse, da domani tutti con le proprie api sul balcone, buon miele a tutti!