Ciao Barbara, cominciamo parlando di te. Quando e come è nata la tua passione per la moda? Mia madre mi ricorda sempre che, quando ero piccola, sceglievo sempre io i vestiti da mettermi per andare a scuola, e che non c’era verso di farmi cambiare idea. Anche da adolescente ho sempre seguito la moda, riadattando i trends del momento, osando laddòve gli altri non avevano il coraggio di rischiare, ma sempre conservando uno stile elegante. La moda deve riflettere il nostro modo di essere: deve seguire le emozioni che proviamo. Sono cresciuta come un’“osservatrice” di look, di personaggi della moda e dello spettacolo e non solo. Ognuno ha qualcosa da insegnare. A livello professionale ho cercato di capire il modo di ragionare dei “guru” della moda. Penso che oggi si rincorrano troppo spesso degli stereotipi. Nella moda ci sono sì delle regole, ma il modo di vestire deve restare un’attitudine personale.

Quanto tempo dedichi al lavoro e come fai a conciliare un progetto così ambizioso con la famiglia?
La moda, l’abbigliamento e tutte le attività correlate occupano 7 giorni su 7. Ma sono anche una persona molto tradizionalista che tiene alla famiglia più di qualsiasi altra cosa. Per far convivere le due cose sono costretta a fare i doppi turni. Spesso mi ritrovo alle 6 del mattino a stirare, e in generale ad occuparmi delle faccende domestiche appena ho un minuto libero, a qualsiasi ora ed in qualsiasi giorno. Non è facile conciliare lavoro e famiglia, ma un aspetto positivo è che forse più di altri, mi accorgo di quanto sia bello trascorrere dei momenti in famiglia. Pranzo e cena a casa nostra sono sempre momenti di gioia, risate e chiacchiere.

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Ruelle, un vero e proprio vicolo della moda nel centro di Arona. Qual è la filosofia della boutique L’idea di creare un negozio che riproducesse un vicolo era nella mia testa da molto tempo. Il nome nasce dalla posizione del negozio, precedentemente situato in un vicolo del corso principale di Arona. Da lì il nome “Ruelle”, che in francese significa vicolo, per rispecchiare lo stile del negozio: ricercato ed elegante. In seguito, ho pensato di sviluppare il concetto di vicolo della moda, riflettendo così l’idea di un ambiente discreto, ma caratterizzato da una certa eleganza. Il vicolo rappresenta un cammino che nasce da un percorso principale (il corso, ovvero la moda e i brand “classici”) ma con una massima attenzione verso una moda di ricerca. A questo abbiamo aggiunto un ambiente ancora più accogliente e familiare, per far sentire a proprio agio il cliente. Per questo motivo abbiamo creato “la casa di Ruelle”, situata al primo piano, è uno showroom che richiama un ambiente domestico (con tanto di letto a baldacchino, angolo bar, etc.) dove i clienti vengono coccolati e stimolati ed esprimere la propria personalità attraverso l’abbigliamento.

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Seguire il cliente personalmente. Creare un rapporto di fiducia. Quanto è importante questo aspetto? Il rapporto personale con il cliente è fondamentale. Questo è il mio modo di interpretare l’attività e quello che faccio rispecchia il mio modo di essere e pensare, soprattutto perché per me la moda è una passione prima ancora di essere un lavoro. Mi piacciono gli abbinamenti non convenzionali perché credo che, pur cercando di costruire total-look eleganti, si possa uscire dagli stereotipi cercando soluzioni più adatte al fisico e alla personalità del cliente. Le clienti più affezionate si rivolgono a me in modo spensierato, sicure del rapporto di fiducia che si è instaurato, seguendo i miei consigli di stile con il coraggio di osare. Infondere questo coraggio e questa fiducia nelle scelte finali del cliente è importantissimo, perché spesso ci si lascia condizionare dal giudizio altrui.

Ruelle è un multibrand di marchi selezionatissimi. Qual è la vostra proposta moda? Dato il mio modo di vivere la moda, affianco ai grandi nomi, ho lasciato grande spazio ai brand di ricerca. Spesso le mie valutazioni sono istintive e non si basano su scelte puramente commerciali. Non sarà strategico, ma rispecchia la mia personalità. Un brand o una collezione devono dirmi qualcosa e spesso questo qualcosa devo percepirlo al primo contatto. E’ così che sono arrivata a brand come Maliparmi e Massimo Rebecchi. Maliparmi è un marchio che mi accompagna da tanti anni. Propone collezioni molto particolari e dal sapore etnico-esotico, caratterizzate da fantasie e tessuti particolari che si sposano con il mio “vivere la moda”, permettendo così accostamenti borderline. Un altro brand che amo sempre di più è Massimo Rebecchi, per la capacità di giocare con colori e fantasie creando modelli innovativi e mai ripetitivi. Massimo Rebecchi propone un abbigliamento “alla moda” ma pulito, non troppo impegnativo, con un background sartoriale che si vede nella creazione dei suoi capi e nell’ineguagliabile proposta di tessuti. E’ un brand a cui piace sperimentare nuove soluzioni, ma che riesce a rimanere molto elegante.

Quanto tempo dedichi alla ricerca di nuovi brand? Ci sveli qualche nome interessante? Veramente tanto tempo… anche perché ho gusti difficili e quindi è ancora più complicato trovare brand di ricerca che attirino la mia attenzione. Appena posso vado alle fiere di settore e cerco di essere presenta a più sfilate possibili, ma faccio ricerca anche attraverso internet. Durante Pitti per esempio, faccio più attenzione al look delle persone presenti in Fortezza, piuttosto che ai capi esposti in stand. Non è snobbismo, ma è semplicemente un concetto. L’abbigliamento e la moda vanno vissuti, e spesso svela maggiore identità un capo indossato durante un momento della vita quotidiana, perché è quello il contesto in cui un buon outfit diventa protagonista! Recentemente mi sono innamorata delle scarpe di Santa Clara Milano e l’abbigliamento di Suncoo Paris, che trovo originale e “fresco”. Ma attenzione, così come m’innamoro di un brand, altrettanto mi disinnamoro, soprattutto se mi sento tradita da una nuova collezione. Amo osare e cercare brand meno conosciuti – a volte “difficili” – perchè mi permettono di esprimere la mia personalità e trasmetterla in stile per la mia clientela.

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Arona, come tutte le piccole città italiane, sta attraversando un periodo di crisi: qual è la vostra ricetta vincente? Per il settore dell’abbigliamento sono stati anni difficilissimi vista la crisi che ha colpito l’Europa e l’Italia in particolare. Non ho la pretesa di dare ricette o soluzioni, ma posso dire cosa ho fatto io: ho investito ulteriormente nelle mia idea di moda. In momenti come questi la tentazione (o necessità) di sedersi per vedere dove va il mondo è molta, così come la tentazione di buttarsi su brand apparentemente più commerciali e facili. Ho preferito, non solo mantenere il mio stile, ma enfatizzarlo ancora di più. Ho certamente aggiunto qualche brand di ricerca più accessibile, ma non ho voluto perdere la personalità delle mie proposte. Ho investito in una nuova boutique per creare un ambiente particolare, riconoscibile e che fosse espressione della nostra filosofia e del nostro modo di vedere la moda. E’ assolutamente vero che la crisi ha diminuito il potere di acquisto, ma gli Italiani hanno lo stile nel DNA e il fashion fa parte della nostra cultura. Magari compreranno meno, ma continueranno a comprare bene, sempre che gli venga offerta l’occasione.

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Se fossi il sindaco di Arona, cosa faresti per riavvicinare i turisti? Farei quello che anche altri commercianti chiedono. Dare ottimi servizi e attirare i turisti con iniziative di intrattenimento anche culturali di buon livello. Un problema è sicuramente la viabilità ed i parcheggi che andrebbero migliorati e potenziati, ma senza mai dimenticarsi dei residenti che spesso per “far spazio” ad eventi dalle capacità attrattive discutibili (turisticamente parlando), soffrono disagi incredibili. Qualcosa è stato anche fatto ma non è certamente abbastanza. Il problema oggi non è solo avere clienti nei negozi, è anche avere più gente ad Arona. E su questo i commercianti possono fare ben poco; ci vuole il supporto delle istituzioni per valorizzare le bellezze (e sono tante) di Arona che possono attrarre i turisti. Ma oltre ad attrarli occorre fornire servizi e rendere la permanenza di qualità elevata. Non vuole essere una critica gratuita all’amministrazione che sicuramente avrà il suo da fare per far quadrare i bilanci, ma una richiesta a fare di più, perché ce n’è un gran bisogno.

Dalle prossime settimane firmerai una rubrica su Fashion Times. Cosa vorresti comunicare ai nostri lettori? La prima cosa che vorrei fare è non cadere nel banale. Se devo parlare di abbinamento di colori non vorrei girare intorno al cerchio di Itten, ma proporre qualcosa di nuovo, insegnando ad azzardare. Vorrei dare una nuova idea di moda, tra ricerca e combinazioni non convenzionali. Certamente fornirò qualche regola di base (quelle per non sbagliare mai, soprattutto nel mondo buyer), per aiutare i vostri lettori a mettere in luce la propria personalità attraverso la moda.